Gesù Bambino ha bisogno di noi

Ha scritto Romano Guardini che, al momento della nascita, ogni uomo e ogni donna ricevono una parola propria o una specie di consegna (in tedesco: Passwort), che è al tempo stesso un dono (in tedesco: Gabe) e un compito (in tedesco: Aufgabe), una sicurezza e un rischio. Tutto quanto ci accade nel corso della vita è, o dovrebbe essere, poi la traduzione, il chiarimento, la realizzazione e il compimento di quella parola viva.
Credo tuttavia che, accanto a quella parola unica che viene rivolta a ciascuno di noi, e che si chiama vocazione, ci siano parole comuni, valide per tutti.
Il Natale è appunto una parola “comune” che ci rivela un messaggio valido per tutti: se cerchi il linguaggio di Dio, la bellezza, la verità che sostengono il mondo, cercali nelle cose piccole, deboli, fragili.
Il Natale ha introdotto un’unità di misura nuova per stabilire la vera grandezza, per riconoscere l’autentica presenza di Dio nel mondo.
Il Natale è rivelazione di un processo che consente, nel farsi Bambino di Dio, la possibilità di farsi Adulto per ogni uomo.
Cito l’esperienza illuminante di Santa Teresa di Gesù Bambino: “Fu il 25 dicembre 1886 che ricevetti la grazia di uscire dall’infanzia: in una parola la grazia della mia conversione completa. Notte luminosa, miracolo, torrenti di luce. In quella notte nella quale Egli si fece debole e sofferente per amor mio, mi rese forte e coraggiosa, mi rivestì delle sue armi, e da quella notte benedetta in poi non fui vinta in alcuna battaglia, anzi, camminai di vittoria in vittoria e cominciai, per così dire, una ‘corsa da giganti’. La sorgente delle mie lacrime fu asciugata”.
E quella esperienza non si capisce se non si legge quello che scrisse la stessa Santa, in occasione della Pasqua 1897, l’anno della sua morte: “Nei giorni tanto gioiosi della Pasqua, Gesù mi ha fatto sentire che esistono davvero anime senza fede. Ha permesso che l’anima mia fosse invasa dalle tenebre più fitte, e che il pensiero del Cielo, dolcissimo per me, non fosse più se non lotta e tormento. Questa prova non doveva durare per qualche giorno, non per qualche settimana: terminerà soltanto all’ora segnata da Dio misericordioso. E quest’ora non è ancora venuta, Vorrei esprimere ciò che penso, ma, ahimé, credo che sia impossibile. Bisogna aver viaggiato sotto questo tunnel cupo per capirne l’oscurità”.
Natale è davvero per noi uscire dall’infanzia: Dio ha bisogno di noi. In Gesù Bambino ha bisogno di tutto: di protezione, di accudimento, di nutrimento, di affetto… Natale è dunque saper prendere in braccio un Infante, perché Lui possa crescere tanto da portare un giorno ciascuno di noi sulle sue spalle.
Natale è accettare il coraggio e la forza di farci scudo per chi non ha forza, perché il debole ci apra le porte di un Regno dove il Signore è il Servo di tutti.
Natale è cominciare un cammino con passo incerto, come quello del Bambino Gesù, sapendo che la vita è una corsa, al termine della quale l’importante è conservare la fede (2 Tm 4,7).
Buon Natale di cuore, nella speranza che sia l’occasione per incontri non frettolosi, di relazioni che si approfondiscono, di nomi che si associano a volti familiari, di preghiere per persone che diventino parte della mia vita.

Don Claudio

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