Omelia di don Paolo alla prima S.Messa di don Andrea Marchini a Cerese

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Non capita di frequente che nella Solennità del SS. Corpo e Sangue del Signore (Corpus Domini), presieda un prete appena ordinato (don Andrea) e concelebri un prete che festeggia il 70° anniversario di ordinazione (don Nando). Don Nando, con una battuta delle sue, alcuni giorni fa, commentava così questo evento: “Se ci mettiamo l’uno vicina all’altro, potremmo dire: prima e dopo la cura…”.
Abbiamo già celebrato l’istituzione dell’Eucaristia nella Messa in Coena Domini, all’inizio del Triduo pasquale, ma la Chiesa, cosciente del grande valore che ha tale sacramento per la sua vita, ci ripropone oggi questa solennità in rapporto proprio alla comunità cristiana: Corpo di Cristo è l’Eucaristia, Corpo di Cristo è la Chiesa, “poiché c’è un solo pane, siamo un solo corpo” dice S. Paolo. E’ l’Eucaristia che ci plasma come Corpo di Cristo e la celebrazione di oggi dà l’avvio alla Settimana Sinodale della Chiesa mantovana: resi Corpo di Cristo dall’Eucaristia, possiamo mostrare ai fratelli il volto di Cristo (“Vogliamo vedere Gesù”: è il tema del nostro sinodo).
Vorrei riprendere tre parole che riceviamo dalle letture della Parola di Dio della liturgia odierna, parole che possono orientare il tuo ministero, don Andrea, ma anche la nostra vita, la vita della nostra comunità.

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La prima parola: “Alleanza”, parola che ritorna in tutti i brani della S. Scrittura che abbiamo appena ascoltato con sfumature diverse. Ci rendiamo conto di vivere oggi uno stile di vita “liquido”, frammentato, in cui sembra prevalere l’individualismo, i legami, i patti di alleanza sembrano non tenere più (pensiamo al matrimonio, ai rapporti di solidarietà, al patto sociale per il bene comune). Nella nostra faticosa esperienza percepiamo quanto sia prezioso e importante per la vita umana, sia personale che comunitaria, rinnovare un patto di alleanza stabile, sicuro, saldo, capace di rinnovarsi continuamente e di reggere a tutte le prove. Nel libro dell’Esodo (prima lettura) il patto di alleanza si realizza attraverso l’ascolto della Parola di Dio consegnata a Mosè e che Mosè proclama davanti al popolo riunito, attraverso il segno del sangue delle vittime sacrificali sparso sull’altare (che rappresenta Dio) e sparso sul popolo. La lettera agli Ebrei (seconda lettura) ha annunciato che tale alleanza è diventata piena ed eterna attraverso il sacrificio di Cristo che è entrato nel santuario di Dio con il suo sangue versato per noi e per tutti. Gesù nell’ultima cena dopo aver benedetto il calice del vino lo prge agli apostoli dicendo: “Prendete e bevetene tutti, questo è il calice del mio sangue per la nuova ed eterna alleanza”.
Don Andrea, sii uomo di comunione, di alleanza. La tua vita, il tuo ministero sia a servizio della comunione tra Dio e gli uomini, e tra gli uomini e tutti i loro fratelli e sorelle. Coltiva la comunione con il Vescovo, con i fratelli preti nel presbiterio, con i fratelli e sorelle della comunità: cerca di valorizzare anzitutto ciò che unisce, che permette di camminare insieme, rispetto a ciò che divide.
11391277_10205498872305449_8427215891599692083_nLa seconda parola è “dono”: Gesù prendendo il pane, spezzandolo e offrendolo ai discepoli con le parole: “Prendete e mangiate questo è il mio corpo” riassume il senso della sua vita e della sua morte come dono totale di sé al Padre e ai fratelli. Avendo ricevuto il grande dono della vocazione, della ordinazione presbiterale, vivi il tuo ministero come dono. Il beato Papa Paolo VI (molto amato e stimato da don Nando) ha scritto parole stupende nel suo testamento spirituale, sottolineando lo stupore e la gratitudine di essere stato chiamato gratuitamente da Dio al ministero sacerdotale, poi a quello episcopale e poi ancora a quello di Pontefice. Comprenderai giorno dopo giorno quale grande dono hai ricevuto nel diventare prete, quale grande occasione ti è data per crescere nella fede e nella dedizione al Signore e ai fratelli e sorelle, vivendo come dono il tuo ministero. Il dono di alimentare la fede della comunità attraverso la Parola ascoltata e messa in pratica da te per primo e annunciata ai fratelli. Così anche la nostra fede di ministri si alimenta, trova sostegno e forza (la formazione del prete non finisce mai e avviene anzitutto nel ministero stesso). Il dono di accompagnare nel cammino di fede i fratelli e le sorelle della comunità: quanto bene riceviamo noi stessi in particolare stando vicino ai malati, alla persone provate. Il dono di essere segno e strumento della misericordia di Dio nel sacramento della riconciliazione: ascoltando la confessione dei fratelli scoprirai le meraviglie di grazia che il Signore compie nel cuore delle persone e ne sarai edificato.
11401368_10205498882185696_7271767546080872323_nLa terza parola: “in cammino”. Gesù nell’ultima cena dice: “Non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel Regno di Dio”. La vita e il ministero del prete aiuta la comunità a mantenersi in cammino verso la venuta definitiva del Regno di Dio. Anche per questo il prete è chiamato a vivere nel celibato, non perché disprezza la sessualità o tanto meno il matrimonio, ma perché la sua vita e il suo modo di amare, diventano un segno, povero e umile, della nostra realtà di pellegrini verso la condizione definitiva nel Regno di Dio. Ama intensamente il Signore, o meglio, accogli ogni giorno il suo amore come il tesoro della tua vita, e allora imparerai sempre più ad amare senza pretendere di possedere nulla e nessuno. Stringi buone relazioni nella comunità, legami di stima, affetto, fraternità, ma sempre pronto ad andare là dove il Signore ti manda. Le tue mani siano sempre pronte a donare, ad abbracciare senza mai tenere strette a te le persone, a donare perdono a benedire e ad indicare l’unico Signore, l’unico Pastore della Chiesa, Gesù Cristo.
Concludo con le parole che ti ha rivolto il Vescovo durante l’ordinazione, che sono un programma di vita: “Ricevi le offerte del popolo santo per il sacrificio eucaristico. Renditi conto di iò che farai, imita ciò che celebrerai, conforma la tua vita al mistero della croce di Cristo Signore”.

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