Tema e contenuti del GREST 2014 “PIANOTERRA”

“E il verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14).

Con una storia che nasce cinquant’anni fa, caratterizzando da diverse generazioni l’estate dei più piccoli, il Grest racconta la profonda volontà che le comunità cristiane rivolgono nell’attenzione e nella cura verso i bambini ed i ragazzi, facendo nascere la possibilità di educare i più piccoli a creare relazioni vere d’amicizia e di fiducia. Sperimentando i valori della gratuità, del servizio, della testimonianza, le comunità, quella piccola del Grest insieme a quella più grande della Parrocchia, vivono con forza la grande dimensione della Fede e della preghiera.

Dopo la Parola nel 2012 e il corpo nel 2013, “l’Abitare” è il tema scelto per l’estate 2014. Perché ogni parola, così come ogni corpo, se vuole essere veramente segno indelebile nel tempo, ha bisogno di prendere dimora nell’esistenza degli uomini. Il tema dell’abitare, come ci suggerisce il bisogno irrinunciabile di stare con i ragazzi, così ci invita ad aprire la porta per andare incontro all’altro: nessuno su questa terra deve sentirsi straniero ma destinatario di una cura attenta e amorevole.

abitare-casaAbitare. Il tema prende casa

Il tema dell’abitare si pone in continuità con quanto proposto gl’anni scorsi: la parola e il corpo, per raggiungere il loro compimento (e parafrasare fino in fondo quanto l’evangelista Giovanni ha magistralmente sintetizzato nei primi versetti del suo prologo) hanno bisogno di “prendere dimora” nella vita degli uomini, di “venire ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14). È un tema che si pone in continuità anche perché, come sempre, ha la pretesa di incrociare un’altra dimensione fondamentale dell’esistenza – e quindi della Fede – quale è quella dell’abitare.

Come la vita degli uomini non può prescindere dal parlare e dal porre gesti, così non può fare a meno di ‘trovare casa’, di ‘fare casa’ su questa terra in cui Dio ci ha collocato; e fin dall’inizio, a prescindere dal risultato, pare sia stato proprio così: “venite, costruiamoci una città…” (Gen 11,4). In altre parole, per entrare in relazione con sé, con gli altri e con Dio occorrono certamente parole e gesti efficaci, ma se questi non prendono dimora, non si radicano nelle pieghe dell’esistenza umana, rischiano di essere lasciati alla mercé del tempo che passa e scivolano via come l’acqua sulla roccia. Se si vuole continuità, occorre prendere dimora, occorre abitare e far abitare.

E già qui si può cogliere una prima sostanziale questione intorno all'”abitare”: nasciamo senza aver avuto la possibilità di scegliere dove abitare e moriamo venendo ‘giudicati’ per dove e come abbiamo abitato ovvero per quello che abbiamo costruito. C’è una passività dell’abitare che non può che essere accolta e c’è un’attività dell’abitare che non può che essere agita in ogni esistenza se si vuole dire degna di essere vissuta.

Don Mirko

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