Si è fatto povero per arricchirci con la sua povertà

Fusione, Sviluppo sostenibile, Economia di comunione: ciclo di incontri culturali dell’Unità pastorale

Enoto a tutti che stiamo affrontando una fra le crisi economiche più difficili e durature della storia del nostro paese. In questa situazione le comunità cristiane sono chiamate ad essere parte attiva della società. Non si può infatti relegare la religione alla segreta intimità delle persone, ma è doveroso per ogni cristiano preoccuparsi per la salute delle istituzioni pubbliche, affrontare i problemi dell’economia ed esprimersi sugli avvenimenti che interessano tutti i cittadini.

Con questa sensibilità sono stati pensati gli incontri di carattere culturale che le Parrocchie dell’Unità Pastorale di Borgo Virgilio hanno organizzato quest’anno.

Il primo incontro si è tenuto venerdì 28 febbraio a Borgoforte ed ha affrontato il tema dell’istituzione del Comune di Borgo Virgilio. Con l’aiuto di membri della parrocchia di Fiscaglia, in provincia di Ferrara, si è cercato di capire cos’è una fusione di comuni, che cosa comporta e quali ne sono le motivazioni, i vantaggi e le criticità.

Durante il secondo incontro, avvenuto venerdì 7 marzo a Cappelletta, con don Gabriele Scalmana, incaricato della pastorale del creato della diocesi di Brescia, e Fabio Prandelli, un esperto di problemi ambientali, ci si è chiesti quale sia lo sviluppo economico sostenibile oggi, cioè quale sia la possibile via per conciliare le esigenze dell’economia con il rispetto dell’ambiente.

Infine, giovedì 13 marzo a Cerese Giovanni Faccioli e Pietro Comper hanno raccontato la loro esperienza di imprenditori e hanno spiegato cosa si intenda per economia di comunione e come sia possibile tradurre nella vita di un’azienda i suoi principi, che in sostanza prevedono l’attenzione e il rispetto per la persona del lavoratore e l’idea che il profitto sia in parte da destinare ad utilità sociale, in parte al reinvestimento in azienda e in parte a formare i lavoratori.

Quale nesso vi è tra gli incontri culturali e il tema della Quaresima di quest’anno, che è tratto dalle lettere di San Paolo (2 Cor 8,9)? Quali spunti di riflessione possono sorgere dal confronto tra i due percorsi?

In entrambi si parla di povertà e ricchezza, ma anche e soprattutto del rapporto che esiste tra queste due realtà. Partendo da una interpretazione non del tutto convenzionale della frase di San Paolo e pensando a Cristo presente nel povero che incontriamo tutti i giorni, possiamo chiederci quali siano le diverse forme di povertà, quale sia il rapporto che esiste tra povertà e ricchezza ed infine cosa significhi che Cristo si è fatto povero per arricchirci con la sua povertà.

Incontriamo, purtroppo sempre più frequentemente, la povertà materiale, che riguarda chi è privo di mezzi economici per sostentare sé e la sua famiglia. Vi sono poi la povertà intellettuale, che è una mancanza di informazioni e competenze, e la povertà fisica di chi ha perso la salute o le forze o deve affrontare handicap fisici o mentali. Senza l’esigenza di completare un elenco, le altre forme che nella quotidianità si riscontrano sono riconducibili alla povertà relazionale, che tocca coloro che soffrono la solitudine o sono privi degli affetti familiari, e alla povertà spirituale, che riguarda le persone che sono alla ricerca del senso della vita o della propria fede.

Come avviene per la povertà, anche la ricchezza non è solo quella materiale e se si afferma che il suo fine cristiano è la sua condivisione per il bene comune si può comprendere quale relazione vi sia tra questi due aspetti della vita.

Povertà e ricchezza sono entrambe contemporaneamente presenti nella realtà umana: ad ognuno è stata donata una qualche forma di ricchezza e tutti, chi più chi meno, dobbiamo avere a che fare con qualche povertà.

In questa compresenza e nella diversa distribuzione delle povertà e delle ricchezze nasce la possibilità di creare relazioni: ognuno esprime a suo modo un bisogno e, allo stesso tempo, ha le potenzialità per dare risposta ai bisogni degli altri.

In questo senso la povertà di Cristo, incarnata nelle povertà che sperimentiamo quotidianamente, diventa scandalo che scuote la coscienza e paradossalmente anche occasione per un recupero del vero senso della ricchezza umana, come possibilità di dono, di miglioramento e di relazione tra le persone.

Simone Cavazzoni

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