Se il Signore chiama, non bisogna avere paura

Andrea MarchiniAndrea Marchini si rivolge ai giovani per raccontare la sua esperienza in seminario

“Ero un ragazzo religioso, mi piaceva stare in parrocchia e l’idea di farmi prete è cresciuta in me piano piano, come una fiammella”.

Andrea Marchini, il giovane seminarista che da tempo presta servizio nella parrocchia di Cerese, usa un’immagine molto bella per spiegare cosa l’abbia spinto a consacrare la propria vita a Dio. Una vocazione sentita già da giovanissimo, ma messa da parte durante le superiori. “In quel periodo continuavo a farmi delle domande – racconta Andrea – e in me si faceva spazio il desiderio di farmi prete”. Dopo il diploma la chiamata del Signore si è fatta più decisa e Andrea ha deciso di assecondarla entrando in seminario: “I miei genitori – confida – non se l’aspettavano ma mi hanno sempre sostenuto e sono stati un grande aiuto per me”.

A poche settimane dalla celebrazione del 4 maggio in cui verrà ordinato diacono dal Vescovo Busti, Andrea fa un bilancio del suo percorso e riflette sulla strada ancora da percorrere.

Come giudichi la tua esperienza finora? Il seminario ha rafforzato la tua convinzione?

Quando si inizia un cammino del genere significa che ci si sente chiamati dal Signore e già quello è un passo significativo. La formazione che ho avuto in questi anni mi ha arricchito molto, sia per la vita comunitaria che si fa in seminario e sia per l’aspetto pastorale che questo ambiente offre. Sto accumulando un bagaglio importante di esperienze che in futuro torneranno sicuramente utili.

Come ti vedi una volta diventato prete? C’è un modello di sacerdote a cui ti ispiri?

Spero di rimanere come sono, con i miei sentimenti e il mio carattere. Mi auguro di dimostrare affabilità e amore per le persone che mi vengono affidate, ma tengo anche presente la frase di San Paolo: “Aspirate ai carismi più alti”. Quindi prego affinchè il Signore possa proteggermi, vegliare su di me e aiutarmi a capire che la strada da seguire non è quella dell’essere servito, ma del servire.

Molti giovani sembrano allontanarsi dalla Chiesa e sono tanti quelli che smettono di frequentarla dopo la Cresima. Cosa suggerisci di fare per migliorare la situazione?

A dire la verità, i ragazzi abbandonano soprattutto l’oratorio e i gruppi che frequentavano fino a quel momento.

Però non penso che si allontanino davvero dalla Chiesa perchè continuano a farsi domande essenziali, ad esempio sull’esistenza di Dio. Credere è difficile per tutti, per i ragazzi come per noi seminaristi, ma questi interrogativi sono per me positivi perchè permettono di aprire il nostro cuore. Secondo me è da qui che dovremmo partire per approfondire gli altri temi, come la fede.

Cosa vorresti dire a chi sente la vocazione del Signore, ma non ha la spinta necessaria per percorrere questa strada?

Una cosa che mi sento di consigliare è di avere coraggio e vivere in fondo la propria vita di preghiera. È difficile farlo al giorno d’oggi, perchè il mondo tende a portarci controcorrente quando si parla di sacralità. Il Signore però non abbandona nessuno e, come dice il Vangelo di Matteo, “Non c’è nessuno che abbia lasciato madre o padre o fratelli o campi o cose a causa mia e del Vangelo e non riceva cento volte tanto in questa vita e la vita eterna nel mondo che verrà”. Non abbiate paura di portare avanti le vostre scelte e vedrete che il Signore non vi farà mancareil suo supporto.

Roberto Dalla Bella

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